Metro, Plaza, Faro 2, Oasis… Da avamposto isolano a simbolo decadente. Sono il volto peggiore di Gran Canaria nel cuore della mecca della destinazione.

Il miglio d’oro del sud turistico, nel cuore di Playa del Inglés, lotta ogni giorno per non rimanere intrappolato nel buco nero di quelli che un tempo erano due dei suoi centri commerciali più emblematici.

Il Metro e il Plaza stanno affossando quello che per molti anni è stato il centro nevralgico della destinazione Maspalomas Costa Canaria, a San Bartolomé de Tirajana.

Di questo triangolo d’assi, solo la Kasbah sopravvive a stento e lotta ogni giorno per liberarsi di un fardello così pesante.

Dei 18 complessi commerciali situati nel più importante sviluppo turistico delle Isole Canarie, ce ne sono una dozzina che languono, decadenti ed eretti a simbolo di uno sviluppo miope che ha portato a ordini di chiusura e sigillatura, dichiarazioni di rovina, locali vuoti, rifugio di senzatetto e covi di prostituzione e spaccio.

Ognuno ha la sua croce da portare, ma quasi tutti, anche quelli che stanno meglio, condividono un’immagine di marca: l’obsolescenza, un’aria antiquata.

Questa qualità è quella che meglio li definisce fisicamente, dalla facciata, ma ce n’è un’altra invisibile e ancora più dannosa: l’atomizzazione della proprietà.


Un buon numero di questi centri commerciali ha più di un centinaio di locali e a volte i proprietari sono ancora di più, perché molti finiscono nelle mani degli eredi, il che in pratica rende l’accordo un’utopia.

È questa, ad esempio, una delle chiavi che spiega il fondo di sacco in cui è caduto il centro commerciale Metro, un letamaio nel cuore di Playa del Inglés, chiuso e abbandonato ad eccezione di sette negozi, tra cui un noto supermercato, ancora aperti sul lato sud.

Questo complesso, che risale al 1978 è oggetto di una dichiarazione comunale di rovina, ma non è chiaro se, quando e ancor meno da chi.

Meno di 300.000 euro per demolire il Metro.

Fonti della comunità che riunisce i proprietari delle 167 proprietà originarie, suddivise in 223 locali, riferiscono che alla fine del 2022 si sono riuniti in assemblea e hanno persino votato un’imposta per far fronte ai costi di demolizione che, secondo loro, sfiorano i 300.000 euro.

C’è consenso tra i proprietari per la demolizione? Sì e no, dice l’altra parte, perché? Perché solo 26 membri della comunità hanno partecipato all’incontro.

Il Municipio ha sigillato gli accessi del C.C. Plaza quasi un anno fa, nel febbraio 2022, e ha sollecitato l’associazione dei proprietari a eseguire i lavori di sostituzione o rinnovo dell’impianto elettrico e anche quelli relativi alle misure di sicurezza antincendio come idranti, allarmi, rilevatori di incendio e illuminazione di emergenza.

A priori si potrebbe pensare che la Plaza de Maspalomas, molto più recente del Metro del 1988, stia per seguire il suo vicino, ma almeno la proprietà sembra cercare di evitarlo.

Il centro commerciale Plaza de Maspalomas è chiuso a causa di un sigillo comunale, ma almeno la comunità dei proprietari ha accettato di effettuare dei lavori e cercare di riaprirlo.

Il terzo in disaccordo in questa piazza che sembra maledetta, e di cui il Tempio Ecumenico sembra quasi un miracolo, è il Centro Commerciale Kasbah, il più antico, risalente al 1968 o al 1969, eppure l’unico a sopravvivere.

Un’altra nave alla deriva è il Faro 2, in Campo Internacional, con la maggior parte dei locali chiusi e una manutenzione molto discutibile, nonostante risalga al 1989 e fosse allora un punto di riferimento modernista.

Più vecchio, molto più vecchio, è il Cita, risalente al 1972 e più grande, con i suoi 23.000 metri quadrati, ma ha resistito meglio alla prova del tempo.

Fonti della comunità di proprietari stimano un afflusso giornaliero, anche se in alta stagione, di 6.000 persone e una percentuale di locali aperti del 70%.

La Cita presenta alcune zone morte, soprattutto quelle più nascoste nella sua labirintica disposizione dei corridoi, ma il centro commerciale è molto vivace, soprattutto in alta stagione, in autunno e in inverno (nonostante la decadenza della struttura).

L’Oasis di Maspalomas e l’Anexo 2 di Playa del Inglés, entrambi sul lungomare, non mancano di clienti, ma tutti e tre non riescono a scrollarsi di dosso l’aria di antichità che appesantisce la loro immagine e, con essa, quella di tutta la zona turistica di Tirajana, che sembra ormai avere Meloneras come suo più chiaro punto di riferimento.

Questi tre complessi condividono una certa apologia del disordine e del caos, a causa dei corridoi stretti e della merce fuori dai locali, ma il Cita, secondo i suoi gestori, è nata con quella filosofia, quella di un bazar arabo.

Non così l’Oasis e, soprattutto, l’Anexo 2, che il consiglio critica ripetutamente per la tendenza dei locali a superare i propri limiti e a occupare il suolo pubblico destinato ai passaggi, un altro eccesso che vanifica l’impegno dell’isola a dare un’immagine moderna e a offrire un servizio di qualità che attragga un turismo di livello superiore.

“Ci impegniamo per un’offerta di qualità nel rispetto della legge”.

Tom Smulders, presidente dell’AEAT, l’associazione degli imprenditori extralberghieri, è molto critico nei confronti dell’immagine degradata di alcuni centri commerciali del sud e considera l’aspetto di “città senza legge” della zona turistica un fattore chiave di questo declino.

Insiste sulla necessità di “optare per un’offerta di qualità e nel rispetto della legge”, che contrasta con quanto è stato fatto in questi complessi, un peso, denuncia, per il resto degli imprenditori che si sono rinnovati e hanno rispettato le norme.

Sono centri commerciali bui e obsoleti, poco accessibili, dove il turista ha la sensazione di scendere nelle catacombe e dove ogni proprietario ha fatto finora quello che voleva.

A peggiorare le cose, aggiunge Smulders, la GC-500 agisce come un “muro di Berlino” e rende difficile ai turisti l’accesso ai ristoranti “più vari e di qualità” di San Fernando.

Il lato positivo è che ci sono buoni collegamenti con gli autobus e che “nei centri commerciali della capitale curano il mal di sud”.