Di Italiano alle Canarie

Tra crescita occupazionale e precarietà, il mercato del lavoro spagnolo si conferma ancora fragile

La disoccupazione continua a rappresentare uno dei problemi più gravi della Spagna, insieme ai bassi salari e alla diffusione di un’occupazione precaria. Paradossalmente, molti italiani che si trasferiscono nel Paese in cerca di migliori opportunità lavorative, specialmente nel lavoro dipendente, spesso non trovano condizioni soddisfacenti. La disillusione è un’esperienza comune tra chi si confronta con un mercato del lavoro caratterizzato da alta disoccupazione, salari medi contenuti e un’elevata incidenza di contratti a tempo parziale o a termine.

Il Paese perde 92.500 occupati nel primo trimestre

La disoccupazione continua a rappresentare il tallone d’Achille della Spagna. Lo confermano i dati dell’Encuesta de Población Activa (EPA) relativi ai primi tre mesi del 2025, che mostrano come il numero di disoccupati sia tornato a crescere con forza nonostante gli anni recenti di solida creazione di posti di lavoro. Secondo quanto riportato dall’Istituto Nazionale di Statistica (INE), i disoccupati sono passati da 2,56 milioni a fine 2024 a 2,79 milioni nel primo trimestre 2025, con un incremento di 193.700 unità. Si tratta della crescita più elevata in questo periodo dell’anno dal 2013, durante la Grande Recessione.

L’effetto della stagionalità e delle condizioni esterne


Il periodo gennaio-marzo è tradizionalmente penalizzato dalla sfavorevole stagionalità del turismo, ancora oggi uno dei principali settori occupazionali del Paese. La conclusione della campagna natalizia, il maltempo con abbondanti piogge e il fatto che la Settimana Santa sia slittata ad aprile — fuori dal primo trimestre — hanno aggravato la situazione. Sebbene su base annua il numero degli occupati continui a crescere (+515.400 unità), il ritmo risulta molto più contenuto rispetto agli anni successivi alla pandemia, quando l’economia beneficiava di una forte spinta legata alla ripresa dei consumi.

Evoluzione dei principali indicatori occupazionali

Nel dettaglio, il tasso di disoccupazione è salito all’11,4%, con un incremento di 0,8 punti rispetto al trimestre precedente, ma rimane inferiore di 0,9 punti rispetto allo stesso periodo del 2024. Su base annuale, il numero di disoccupati è diminuito di 188.700 unità (-6,34%). Parallelamente, il numero totale di occupati si è ridotto di 92.500 persone, portandosi a 21,8 milioni (-0,42% rispetto al trimestre precedente).

Differenze di genere e settoriali

Dal punto di vista di genere, il calo occupazionale ha colpito soprattutto gli uomini (-94.100 unità), mentre l’occupazione femminile ha registrato un nuovo massimo storico, con un incremento di 1.600 unità e un totale di 10.152.800 donne occupate.

Analizzando i settori, l’occupazione è aumentata soltanto in Agricoltura (+25.000 unità), mentre è diminuita nei Servizi (-112.300), nell’Industria (-4.400) e si è mantenuta quasi stabile nell’Edilizia (-700).

Lavoro a tempo parziale e contratti

Un dato rilevante è il nuovo record di occupati a tempo parziale, saliti a 3.075.900 (+16.900 unità), mentre l’occupazione a tempo pieno è diminuita di 109.400 unità. Questo incremento del lavoro a tempo parziale, a fronte di una diminuzione del lavoro a tempo pieno, suggerisce un aumento della precarietà occupazionale, segnalando che una parte della crescita dell’occupazione potrebbe non corrispondere a impieghi di qualità stabile.

Quanto alla tipologia contrattuale, l’occupazione a tempo indeterminato è aumentata di 476.000 unità rispetto al primo trimestre 2024, mentre i contratti a tempo determinato sono scesi di 40.600 unità. Questo ha contribuito a ridurre ulteriormente la tassa di temporaneità, che si attesta al 15,1% considerando sia il settore pubblico che quello privato, e al 12,1% se si analizza solo il settore privato, il minimo storico della serie.

Considerazioni finali

I dati confermano che il mercato del lavoro spagnolo rimane esposto ai cicli stagionali e agli shock esterni. La crescita dell’occupazione, pur positiva, si rivela ancora insufficiente a consolidare una solida inversione strutturale della fragilità occupazionale del Paese.