Le Canarie e la sfida dell’acqua

Di Italiano alle Canarie

L’arcipelago delle Canarie affronta da anni una crisi idrica sempre più acuta, dovuta alla scarsità delle piogge e alla crescente domanda idrica da parte dei settori agricolo, turistico e residenziale. La situazione è resa ancora più complessa dal fatto che si tratta di un territorio insulare con risorse idriche limitate e in parte non rinnovabili.

In questo scenario, l’uso dell’acqua rigenerata, cioè l’acqua proveniente da impianti di depurazione e sottoposta a trattamenti avanzati per essere riutilizzata, si sta affermando come una delle soluzioni più strategiche. In particolare, l’acqua rigenerata viene impiegata per l’irrigazione agricola, contribuendo ad alleviare la pressione sulle fonti idriche tradizionali come falde acquifere e bacini artificiali.

Il Cabildo di Gran Canaria è stato il primo a investire con decisione in questa tecnica, dotando l’isola di infrastrutture moderne e funzionali. Attualmente, oltre il 50% dell’acqua utilizzata per l’agricoltura a Gran Canaria proviene da fonti rigenerate, con risultati positivi sia in termini di sostenibilità che di autonomia idrica. Seguendo questo esempio, anche il Cabildo di Tenerife ha deciso di dare una forte spinta a questa strategia, avviando un importante progetto infrastrutturale.

Il progetto a Tenerife

A Tenerife, nell’ambito delle misure di emergenza idrica varate per contrastare la crisi, sono in corso i lavori per l’installazione di un impianto di depurazione delle acque reflue situato nella Valle de La Orotava.


Una volta operativo, l’impianto sarà in grado di fornire fino a 7 milioni di litri d’acqua rigenerata al giorno, destinata all’irrigazione delle coltivazioni nei comuni compresi tra Los Realejos e Icod de los Vinos.

I vantaggi: sostenibilità, autonomia e protezione ambientale

Tra i benefici principali dell’uso dell’acqua rigenerata vi è la possibilità di ridurre il prelievo dalle fonti idriche naturali, preservandole per usi potabili e ambientali. Si tratta inoltre di una risorsa prevedibile e programmabile, che non dipende dalle condizioni meteorologiche, offrendo così maggiore sicurezza agli agricoltori.

L’acqua rigenerata favorisce anche una gestione più circolare e sostenibile delle risorse, riducendo l’inquinamento marino e promuovendo una maggiore autosufficienza idrica. Le istituzioni canarie, in tal senso, stanno puntando su un modello che coniuga innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale.

Le criticità: sicurezza sanitaria e limiti d’uso

Nonostante i suoi evidenti vantaggi, l’utilizzo di acqua rigenerata presenta anche diverse criticità. In primo luogo, va ricordato che questa acqua non è potabile e il suo uso è limitato ad applicazioni non destinate al consumo umano diretto. È essenziale che gli impianti seguano rigidi protocolli di disinfezione e che vengano effettuati controlli costanti per evitare la presenza di patogeni, residui chimici, metalli pesanti o farmaci.

Un’altra questione è la salinità residua. Ovvero la presenza di sali disciolti che rimangono nell’acqua anche dopo il processo di trattamento. Questi sali – come sodio, cloruri, solfati e altri minerali – non sempre vengono completamente eliminati durante la depurazione, specialmente se l’impianto non prevede una fase di desalinizzazione specifica. Questo a lungo andare può influenzare la qualità del terreno e la produttività agricola se non gestita correttamente. A lungo termine, l’uso esclusivo o intensivo di acqua rigenerata può compromettere l’equilibrio biologico del suolo, richiedendo interventi correttivi o una rotazione delle fonti d’irrigazione.

Infine, il trasporto e la distribuzione dell’acqua rigenerata richiedono reti dedicate, costi energetici e manutenzione, il che implica investimenti pubblici costanti e una gestione efficiente da parte degli enti preposti.

Una soluzione complementare, ma non definitiva

L’acqua rigenerata rappresenta uno strumento prezioso, soprattutto in territori insulari come le Canarie, dove ogni goccia d’acqua conta. Tuttavia, non può essere considerata la soluzione unica o definitiva alla crisi idrica. Va piuttosto vista come una componente di una strategia più ampia e articolata, che includa:

– il miglioramento dell’efficienza dei sistemi idrici esistenti (lanzarote attualmente perde il 50% della sua acqua per una rete idrica colabrodo)
– la promozione di pratiche agricole sostenibili;
– la diversificazione delle fonti, come la desalinizzazione o la raccolta di acqua piovana.