Di Italiano alle Canarie
In Italia, la gita fuori porta a Pasquetta è una vera e propria tradizione popolare. In Spagna, invece, il Lunedì dell’Angelo è un giorno lavorativo nella maggior parte del territorio nazionale, tranne che in alcune Comunità Autonome e località dove è considerato festivo: le Isole Baleari, la Comunidad Valenciana, Navarra, i Paesi Baschi, la Cantabria, La Rioja e alcune località dell’Aragona orientale, dell’Asturia, di Cáceres, Badajoz e Córdoba. Questo spiega perché la tradizione della gita fuori porta non sia radicata in Spagna come lo è in Italia.
Le origini della gita fuori porta a Pasquetta
Le radici di questa tradizione si intrecciano con la storia sociale e culturale dell’Italia del dopoguerra, quando il bisogno di svago e di socialità all’aria aperta si faceva sentire in modo particolare. Dopo i rigori della Quaresima e la solennità della Pasqua, la Pasquetta rappresentava un momento informale e gioioso, in cui le famiglie e i gruppi di amici cercavano un contatto con la natura, lontano dalle città.
La scelta del Lunedì dell’Angelo come giornata per queste uscite non fu casuale: essendo già una festività religiosa, si prestava a essere vissuta anche in modo laico, con uno spirito di leggerezza e condivisione.
Nel tempo, la gita fuori porta è divenuta una vera e propria istituzione popolare, tramandata di generazione in generazione, e ha assunto anche un valore simbolico: è il segnale dell’arrivo della bella stagione, il desiderio di riprendersi gli spazi aperti, di rallentare i ritmi e di riscoprire il piacere delle piccole cose condivise.
C’è un’espressione tutta italiana che racchiude il senso di una giornata: “gita fuori porta”. Un modo di dire che affonda le radici nel passato, evocando quel bisogno semplice e spontaneo di evasione, soprattutto nel giorno di Pasquetta, il Lunedì dell’Angelo.
Perché si chiama “gita fuori porta”?
L’espressione nasce in ambito urbano, quando per “porta” si intendevano le antiche porte cittadine, soprattutto quelle delle grandi città come Roma o Firenze. In epoca preindustriale, tali porte delimitavano fisicamente e simbolicamente lo spazio urbano dal mondo esterno. Fare una gita fuori porta significava dunque varcare quei confini per immergersi in una dimensione più naturale, libera e distesa.
Queste escursioni, spesso organizzate in occasione di festività religiose o giornate di riposo, rappresentavano un momento di evasione e ristoro per le famiglie e le classi popolari. Un piccolo esodo gioioso, anche solo per un giorno, capace di rompere la monotonia quotidiana e rinsaldare i legami sociali.
Usi e costumi nel tempo
Negli anni Cinquanta e Sessanta, con l’arrivo della motorizzazione di massa, la gita fuori porta divenne un vero rito collettivo. Bastava una 500, un plaid a quadri, qualche panino con la frittata di pasta, un fiasco di vino e via! Si partiva verso, laghi, sentieri o semplicemente nella campagna appena oltre la città.
In molte regioni, la Pasquetta è legata anche a sagre e tradizioni locali: la grigliata in Toscana, l’asparago in Veneto, il casatiello a Napoli, o la classica scampagnata romana con abbacchio e fave.
Oggi cosa rappresenta?
Oggi la gita fuori porta continua a essere un momento per una camminata nella natura, per altri è sinonimo di grigliate tra amici, gite culturali o mini-viaggi fuori città. In un’epoca dove tutto sembra rapido e virtuale, la Pasquetta resiste come un giorno “lento” e condiviso, in cui si celebra il gusto dell’attesa, della tavola e della compagnia.
Che si vada lontano o solo a pochi chilometri, la vera gita fuori porta è quella che ci fa sentire leggeri e spensierati. Un’occasione per lasciare alle spalle le fatiche quotidiane, rallentare e riscoprire il piacere di vivere il presente. Forse è proprio per questo che, anno dopo anno, continua a rappresentare una piccola ma preziosa libertà collettiva, tutta italiana.