Dalle Baleari alle Canarie, cresce la protesta dei residenti contro un modello turistico che li esclude e li impoverisce.

Di Italiano alle Canarie

Con l’arrivo delle vacanze di Pasqua, in molte zone della Spagna stanno riprendendo le proteste contro il turismo di massa. I residenti denunciano che le misure adottate dal governo per regolare il fenomeno non sono sufficienti a garantire condizioni di vita dignitose, la tutela dell’ambiente e la sostenibilità delle città e delle isole più visitate.

Durante l’estate del 2024, erano già scoppiate proteste molto forti: scioperi della fame, scritte contro i turisti nelle zone centrali delle città, fino all’uso simbolico di pistole ad acqua per allontanare i visitatori. Ora, con la nuova stagione turistica alle porte, la situazione torna ad accendersi.

Crescono i turisti, aumentano i problemi per i residenti

Nel 2024, oltre 90 milioni di turisti hanno visitato la Spagna. Secondo la società di consulenza Braintrust, entro il 2040 questo numero potrebbe arrivare a 115 milioni. Il turismo rappresenta una risorsa economica importante, ma allo stesso tempo crea difficoltà crescenti per chi abita nelle zone più frequentate, in particolare nei due arcipelaghi spagnoli delle Baleari e delle Canarie, che sono tra i territori più colpiti da questo fenomeno.


Uno dei problemi principali è l’aumento dei prezzi delle case. Molti appartamenti vengono affittati solo ai turisti, e questo rende difficile per i residenti trovare un alloggio a prezzi accessibili. I portali di affitti brevi come Airbnb e Booking.com sono visti da molti come responsabili di questa situazione.

Diverse persone hanno raccontato di essere costrette a dormire in auto, camper o in condizioni di fortuna, perché non riescono più a trovare un alloggio a prezzi accessibili. Secondo gli attivisti, la responsabilità è di un modello di sviluppo orientato quasi esclusivamente al turismo, che ignora i bisogni reali della popolazione residente. Questo fenomeno, in forte espansione sia alle Baleari che alle Canarie, è stato più volte evidenziato dalla stampa locale e internazionale, che hanno riportato testimonianze dichi vive ogni giorno le conseguenze di questa crisi abitativa.

Le risposte delle istituzioni: passi avanti, ma ancora insufficienti

A Barcellona, il Comune ha deciso di eliminare tutte le licenze per appartamenti turistici entro il 2028. Già dal 2014, non rilascia più nuove autorizzazioni. Il governo centrale, invece, ha proposto di introdurre una tassa del 100% sulle case comprate da cittadini non europei, per limitare la speculazione immobiliare. Ma secondo molti cittadini, queste decisioni arrivano troppo tardi e non bastano.

Nel frattempo, nelle Isole Canarie, dove il 33,8% della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale (secondo l’Istituto Nazionale di Statistica), i sindacati CCOO e UGT hanno annunciato uno sciopero durante la Settimana Santa. Chiedono un aumento dei salari del 7,75% per i lavoratori di hotel, ristoranti e bar, per far fronte all’alto costo della vita.

Manifestazioni e alleanze tra attivisti europei

Lo scorso 5 aprile a Maiorca si è tenuta una manifestazione con lo slogan “Mettiamo fine al business immobiliare”. Gli organizzatori accusano albergatori, investitori e politici locali di aver trasformato l’isola in una macchina per fare profitti, trascurando l’ambiente e la qualità della vita dei residenti.

A Tenerife, si sono verificati episodi di vandalismo contro auto a noleggio, e sono arrivate minacce anche contro gli aeroporti. Il malcontento non è più solo simbolico: le azioni diventano sempre più dirette.

Nel mese di maggio, 15 gruppi provenienti da Spagna, Portogallo, Italia e Francia si incontreranno a Barcellona per un vertice sul turismo sostenibile. Il movimento Menys Turisme, Més Vida (“Meno turismo, più vita”), nato a Maiorca, che ha annunciato che intensificherà le attività di protesta in vista dell’estate.

Un cambiamento necessario

Le proteste mostrano un conflitto crescente tra le esigenze dell’economia turistica e i diritti delle persone che vivono nei territori coinvolti. Se non si interviene con decisione, il sistema attuale rischia di diventare insostenibile. I cittadini chiedono che si cambi direzione: il turismo deve portare benefici anche a chi vive nei luoghi turistici, non solo a chi ne trae profitto.