Canarie, una delle regioni dove chi percepisce il salario minimo dovrà pagare di più al fisco.

I lavoratori dipenderanno dalla politica fiscale del Governo per ottenere eventuali rimborsi IRPF.

Alle Canarie l’importo trattenuto sarà di 330 euro annui.

La decisione sorprendente della ministra delle Finanze, María Jesús Montero, di far pagare l’IRPF a tutti i lavoratori che percepiscono il Salario Minimo Interprofessionale (SMI) avrà un impatto differenziato tra le varie regioni del Paese, creando un divario fiscale significativo.

Nel caso delle Canarie, le trattenute IRPF raggiungeranno i 330,62 euro all’anno, rendendo l’arcipelago una delle regioni più penalizzate dalla misura.

Allo stesso tempo, i lavoratori canari saranno esposti alle scelte del Governo regionale, che potrebbe adottare misure per mitigare l’effetto della politica fiscale imposta dal Ministero delle Finanze.


In questo scenario, il ruolo del segmento fiscale autonomico sarà determinante per valutare se convenga o meno presentare la dichiarazione dei redditi per recuperare una parte delle somme trattenute dai datori di lavoro.

Tuttavia, il Governo delle Canarie non ha ancora preso una decisione al riguardo, dichiarando che sarebbe «prematuro» fare annunci prima di un’analisi approfondita della situazione.

Solo Comunità Valenciana e Madrid recupereranno parte dell’IRPF

L’impatto della misura non sarà uniforme in tutta la Spagna. Solo nella Comunità Valenciana e nella Comunità di Madrid sarà conveniente presentare la dichiarazione dei redditi per recuperare una parte delle trattenute fiscali.

In queste due regioni, il rimborso dell’IRPF sarà di quasi 20 euro nella Comunità Valenciana e di meno di 13 euro a Madrid.

Le aziende applicheranno una trattenuta di 21,4 euro sulla busta paga dei lavoratori con salario minimo.

Questo significa che, invece di beneficiare di un aumento di 50 euro, come previsto inizialmente, la crescita reale dello stipendio sarà di soli 28,6 euro.

Su base annua, il totale delle trattenute ammonterà a circa 300 euro, riducendo così l’incremento salariale netto da 700 euro lordi a circa 400 euro.

Perché i percettori dello SMI pagheranno l’IRPF?

Nonostante i percettori del salario minimo non superino la soglia dei 22.000 euro annui (nel 2025 sarà di 16.576 euro) e quindi non siano obbligati a presentare la dichiarazione dei redditi, la decisione del Ministero delle Finanze di non innalzare la soglia esente da imposte comporterà una trattenuta diretta in busta paga.

Questa strategia rappresenta un cambio rispetto alle precedenti politiche fiscali, in cui l’aumento dello SMI veniva accompagnato da un adeguamento della soglia esente da IRPF.

Secondo il Ministero delle Finanze, tuttavia, l’80% dei percettori del salario minimo continuerà a non pagare l’IRPF. A subire l’impatto maggiore saranno soprattutto i lavoratori single senza figli, mentre chi ha un partner e un figlio sotto i tre anni non sarà soggetto ad alcuna trattenuta.

Per chi ha figli maggiori di tre anni, la trattenuta ammonterà a 99 euro annui.

Il rischio per l’emancipazione dei giovani

L’associazione dei tecnici del Ministero delle Finanze (Gestha) ha criticato la decisione del Consiglio dei Ministri, definendola una «misura politica» che penalizza i contribuenti più vulnerabili.

Tra le conseguenze negative previste, si evidenzia un possibile freno all’emancipazione dei giovani, già ostacolata dall’elevato costo degli affitti.

I tecnici di Hacienda propongono l’esenzione totale dall’IRPF per tutti i lavoratori e pensionati che percepiscono fino a 16.576 euro annui, indipendentemente dalla loro situazione familiare.

Allo stesso tempo, suggeriscono un adeguamento della riduzione fiscale per i redditi superiori a questa soglia, al fine di limitare la perdita di gettito fiscale.

Una politica che penalizza i più deboli

Alla fine, come sempre accade, da una parte ti do e dall’altra mi riprendo. E anche in questo caso, la Spagna e questo governo – tanto attento al sociale, almeno a parole – hanno trovato il modo di far pagare il prezzo della loro politica a chi guadagna meno.

I lavoratori a basso reddito, già in difficoltà, si ritrovano con un’illusione salariale che si dissolve sotto il peso delle trattenute fiscali.

“Dimenticarsi” di esentarli dal pagamento dell’IRPF è stata una svista? O forse una scelta calcolata? Difficile credere alla prima ipotesi, visto che quando si tratta di trovare nuove fonti di entrate, certe fasce della popolazione finiscono sempre nel mirino.

Con un colpo di mano, ciò che era stato annunciato come un miglioramento si trasforma in un gioco delle tre carte: aumento del salario minimo da una parte, trattenuta fiscale dall’altra, e alla fine il lavoratore si ritrova con meno di quanto promesso.

Le grandi dichiarazioni su equità e giustizia fiscale restano, ancora una volta, solo fumo negli occhi, mentre i conti pubblici si riequilibrano sulle spalle di chi ha meno margine di manovra.

Di Italiano alle Canarie