Si riducono i tempi di attesa per un intervento chirurgico, ma i ritardi per le visite specialistiche restano i peggiori a livello nazionale, con un aumento del 7% e 158.534 persone in coda, per una media di 154 giorni.

Lo hanno annunciato in conferenza stampa la consigliera della Sanità del Governo delle Canarie, Esther Monzón, e il direttore del Servizio Sanitario Canario (SCS), Carlos Díaz. Entrambi hanno ricordato che i medici possono svolgere visite al di fuori del loro orario abituale su base volontaria — e retribuita attraverso il programma Activa — e che si sta incentivando la collaborazione tra il settore pubblico e quello privato per ridurre queste liste d’attesa.

Riduzione delle liste d’attesa chirurgiche: un passo avanti, ma il problema persiste

La consigliera di Sanità ha presentato il bilancio delle liste d’attesa. Secondo Monzón, “dopo un anno e mezzo di gestione, possiamo finalmente affermare che si è consolidata la tendenza alla riduzione delle liste d’attesa per interventi chirurgici”.

Complessivamente, la lista d’attesa per un’operazione è diminuita di quasi il 10% in questo periodo, con un calo del 22,3% dei pazienti che aspettavano da più di sei mesi e una riduzione del tempo medio di attesa di 30 giorni, attualmente fissato a 122 giorni.

Tuttavia, questo dato rimane critico: quattro mesi di attesa sono ancora troppi, e per molti pazienti ciò può significare un peggioramento delle condizioni di salute o un disagio insostenibile.


È un miglioramento, ma non è affatto un risultato di cui rallegrarsi.

La crisi delle visite specialistiche

Tuttavia, la situazione per le visite specialistiche è ancora più allarmante.

La lista d’attesa per le visite mediche è aumentata del 7%, raggiungendo 158.534 pazienti in attesa, con un tempo medio di 154 giorni, il peggiore a livello nazionale.

Le specialità più colpite sono Oftalmologia, Otorinolaringoiatria, Riabilitazione, Traumatologia e Dermatologia.

Il direttore del SCS ha spiegato che questo aumento è dovuto, in parte, all’alta richiesta di visite e all’invecchiamento della popolazione, oltre che a un elevato tasso di assenze dei pazienti. “Nonostante l’aumento dell’attività, con 124.000 visite in più rispetto al 2023, i risultati non sono stati quelli sperati”, ha affermato Díaz.

L’aumento delle visite ha inoltre comportato una maggiore domanda di esami diagnostici.

Nel 2024 sono stati effettuati 944.000 esami, 12.634 in più rispetto al 2023.

Attualmente, 25.800 persone sono in lista d’attesa per una diagnosi, segno della stretta correlazione tra l’aumento delle visite specialistiche e la necessità di maggiori esami.

Soluzioni insufficienti

Per affrontare il problema, il SCS sta sviluppando un’applicazione che consentirà ai pazienti di confermare o cancellare le proprie visite in anticipo, riducendo così il tasso di assenze e migliorando la riorganizzazione degli appuntamenti.

Attualmente, questa gestione viene effettuata solo telefonicamente, con un conseguente sovraccarico di lavoro, ha spiegato Díaz.

Ma questo non basta. La Sanità regionale propone incentivi per i medici affinché svolgano visite al di fuori dell’orario di lavoro e un maggiore ricorso alla sanità privata, una misura che, se da un lato riduce il carico sul sistema pubblico, dall’altro scarica i costi sui pazienti e rischia di trasformarsi in una strategia di comodo per evitare un vero potenziamento della sanità pubblica.

Più che una soluzione strutturale, sembra un modo per lavarsi le mani del problema.

Perció senza un potenziamento strutturale della sanità pubblica e un piano più ambizioso per abbattere le liste d’attesa, queste misure rischiano di essere solo palliativi. “

Vogliamo invertire la tendenza delle liste d’attesa per le visite specialistiche, così come abbiamo fatto con quelle chirurgiche”, ha concluso Monzón, ma la realtà è che per ora i numeri raccontano una storia diversa.

Di Italiano alle Canarie