Se l’Italia è “famosa” per la sua pesante pressione fiscale, la Spagna di Sánchez può vantarsi del titolo di “degna allieva”.Â
In sette anni, Sánchez e il suo governo hanno aumentato imposte e tasse ben 93 volte dal 2018, confermandosi discepoli d’onore dei “Maestri Italiani”.
Gennaio non è mai un periodo facile per nessun paese a livello economico, infatti in questo mese si concentrano normalmente gli aumenti decisi l’anno precedente.
Secondo quanto riportato recentemente in un articolo del giornale “OK Diario” la situazione per gli spagnoli, ma anche per gli stranieri residenti (quindi anche per gli italiani) si complica e non poco con l’ondata di aumenti fiscali , in vigore dal 2025, che il Governo Sanchez ha previsto.
In particolare, l’inizio del 2025 è segnato dall’aumento dell’IVA sull’elettricità e sugli alimenti di base, oltre all’applicazione di una nuova tassa sui rifiuti, tra altri cambiamenti.
Questi aumenti aggravano ulteriormente la situazione delle famiglie, aumentando la pressione fiscale in un Paese che dal 2018 ha registrato un incremento di 2,9 punti percentuali rispetto al PIL.
Va sottolineato che dal 2018, anno in cui Pedro Sánchez è diventato presidente, le imposte sono state aumentate ben 93 volte.
Nel solo 2021 ci sono stati ben 20 incrementi, una situazione che ha colpito tutti i cittadini.
Nel 2025 si aggiungono 12 nuovi aumenti, con l’obiettivo dichiarato dal Governo di ridurre il divario con l’Unione Europea rispetto ai punti di PIL.
Ma questo peso economico ricadrà direttamente sulle tasche degli spagnoli.
Tutto ciò accade in un contesto in cui il 18% degli spagnoli ammette che non riuscirà a pagare almeno una delle proprie bollette nei prossimi mesi.
Tra questi, il 14% non sa come pagherà le bollette o le rate di un prestito, rispetto al 6% che esprimeva questa preoccupazione alla fine del secondo trimestre dello scorso anno.
Inoltre, quasi la metà degli spagnoli si aspetta soltanto che i propri redditi rimangano stabili, mentre il 47% afferma di aver già ridotto le spese discrezionali (cene fuori, viaggi, tempo libero) in previsione del 2025.
L’aumento delle spese degli spagnoli, dovuto agli incrementi fiscali previsti, sta costringendo i cittadini a ridurre anche i propri risparmi futuri.
Negli ultimi tre mesi, l’8% ha utilizzato i fondi destinati alla pensione, l’11% ha ridotto i risparmi previsti per la pensione e il 10% ha aumentato l’uso del credito disponibile.
La politica fiscale del Governo sta iniziando a soffocare gli spagnoli.
Infatti la Spagna occupa il terzo posto in Europa per incremento della pressione fiscale da quando Pedro Sánchez è diventato presidente del Governo.
I 10 aumenti fiscali di Sánchez per il 2025
- Incremento dell’IVA sull’elettricità dal 5% al 21%.
- Nuova tassa sui rifiuti: obbligo per i comuni con più di 5.000 abitanti di pagare tra 167 e 205 euro per abitazione, a carico dei proprietari (con possibilità di riversare il costo sugli inquilini).
- L’IVA sugli alimenti di base passa dal 2% al 4% (pane, latte, olio, frutta, verdura e legumi) e dal 7,5% al 10% per altri alimenti (pasta, oli di girasole e soia).
- Fine delle detrazioni fiscali per ristrutturazioni edilizie finalizzate all’efficienza energetica (20%, con limite di 5.000 euro, per risparmi del 7%; fino al 40%, con limite di 7.500 euro, per risparmi del 30%).
- Nuova fiscalità sui liquidi per sigarette elettroniche, equiparati ai modelli tradizionali di tabacco.
- Nuovo gravame tra 0,15 e 0,20 euro per millilitro di nicotina.
- Tre aumenti per l’Imposta sulle Società , con nuovi limiti alle detrazioni delle basi imponibili negative.
- Incremento dell’aliquota marginale per i redditi da risparmio nell’IRPF dal 28% al 30%.
- Nuovo gravame per le entità finanziarie, in sostituzione della prestazione patrimoniale non tributaria.
- Imposta globale complementare per le multinazionali, che non sostituisce quella introdotta in via temporanea.
Non ci resta che augurare un “felice 2025”, sperando che il governo decida di fermare la giostra degli aumenti fiscali.
Di Italiano alle Canarie