I nodi vengono al pettine e finalmente abbiamo il sigillo dell’ufficialità.

Lanzarote è in emergenza idrica per (almeno) sei mesi. Si certifica così che l’isola “ha sete”, come si denuncia da tempo, fatto abilmente sminuito per continuare ad attirare l’esercito sempre più numeroso di turisti che affollano l’isola, mettendola sotto pressione non solo dal punto di vista idrico, ma anche infrastrutturale e dei servizi.

Durante la seduta di martedì, la Giunta Generale del Consiglio delle Acque ha ufficialmente dichiarato lo stato di emergenza idrica per i prossimi sei mesi.

Nello stesso giorno, è stata pubblicata la gara d’appalto per un progetto da 5 milioni di euro destinato alla riparazione e al rinnovamento delle reti di distribuzione dell’acqua potabile e delle infrastrutture di drenaggio sia a Lanzarote che a La Graciosa.

Questa emergenza non è altro che la ciliegina sulla torta di una crisi cronica, con una rete idrica colabrodo che perde quasi il 50% dell’acqua lungo il percorso.

La situazione è ulteriormente aggravata dalla pressione insostenibile di un turismo di massa che ha fatto registrare, nell’anno appena concluso, il record storico di oltre 3 milioni di visitatori.


La rete di distribuzione idrica di Lanzarote presenta criticità dovute alla sua vetustà, causando perdite significative e aggravando ulteriormente la scarsità d’acqua disponibile.

Nonostante lo stanziamento di 5 milioni di euro per riparare le reti, resta evidente che l’isola è strutturalmente impreparata.

Inoltre, Lanzarote è un’isola vulcanica con scarsità di acqua dolce superficiale, dipendendo principalmente dalla desalinizzazione dell’acqua di mare, un processo energivoro e costoso.

Questo dimostra, una volta di più, che Lanzarote e l’intero arcipelago non sono minimamente preparati a gestire un tale afflusso di turisti.

Le infrastrutture cedono sotto il peso di una politica miope e poco lungimirante, incentrata solo a ingrossare i portafogli di multinazionali e imprenditori con il placet politico.

Questa è la dimostrazione lampante di quanto sia illusorio affermare che il turismo porti ricchezza senza condizioni. 

Qui abbiamo una gallina dalle uova d’oro vecchia e stanca, spremuta fino all’osso, che ormai produce solo uova costosissime, tra risorse naturali prosciugate e infrastrutture allo sfascio. 

Un modello turistico logoro e insostenibile, che non arricchisce davvero l’isola ma ne aggrava i problemi strutturali, lasciando dietro di sé un costo ambientale e sociale che nessuno sembra voler affrontare con serietà.

Di Italiano alle Canarie