Tra queste figurano alcune delle mete di Spagna, come le Canarie, Maiorca e Barcellona, luoghi che nel 2025 potrebbero trovarsi a fronteggiare una pressione insostenibile.
Ovviamente, non si tratta di puntare il dito contro località che meritano di essere visitate, ma di mettere in luce un problema reale legato al turismo di massa e all’equilibrio da preservare tra visitatori e comunità locali.
Se pensi che questa classifica non rispecchia il tuo punto di vista, nessun problema! Scrivi direttamente a Fodor’s Travel: magari ti risponderanno con uno sconto su una delle destinazioni da evitare (ironia a parte, la situazione è seria).
Ricorda, però, che queste liste si basano su dati concreti, sebbene inevitabilmente interpretati da persone che hanno il loro modo di vedere le cose.
Un fattore chiave di questi problemi è spesso la tendenza dei governi a privilegiare l’esperienza dei visitatori rispetto al benessere dei residenti locali.
Ciò può portare a cambiamenti irreversibili, rendendo queste destinazioni altamente costose, omologate o persino distrutte.
Inoltre, visitare tali luoghi non è piacevole: congestione turistica, natura disseminata di rifiuti e località dove gli abitanti del posto mal sopportano i visitatori, non fanno che alimentare un senso di frustrazione.
Le destinazioni incluse nella “No List” sono luoghi straordinari che meritano la nostra attenzione.
Fodor’s non propone di boicottare il turismo, poiché questo danneggerebbe le economie locali senza produrre cambiamenti reali, ma riconoscere l’esistenza del problema.
La “No List” intende sensibilizzare sulle pressioni insostenibili esercitate dal turismo su questi territori e sulle comunità locali, con l’obiettivo di garantire la salvaguardia di tali tesori per le generazioni future.
Ma vediamo più nel dettaglio:
Destinazioni nella No List – Luoghi da evitare/riconsiderare
Alcune località continuano a comparire nella lista da diversi anni senza che la situazione migliori; in molti casi, peggiora.
Eccone alcune:
Bali – Indonesia
Lo sviluppo rapido e incontrollato causato dal superturismo sta compromettendo gli habitat naturali di Bali, erodendo il suo patrimonio ambientale e culturale e creando una vera e propria “apocalisse di plastica”.
L’industria turistica e l’ambiente naturale di Bali sono in un equilibrio fragile e interdipendente: l’economia dell’isola si basa sull’ospitalità, che dipende dalla salute dei suoi paesaggi. Con 5,3 milioni di visitatori internazionali nel 2023 (e un aumento del 22% nei primi sette mesi del 2024), il ritorno del turismo post-pandemia ha intensificato la pressione sulle infrastrutture locali. Spiagge una volta incontaminate, sono ora sommerse dai rifiuti, con i sistemi di gestione dei rifiuti incapaci di stare al passo.
Destinazioni europee dove i residenti non vogliono turisti.
Il turismo record in Europa sta causando proteste da parte dei residenti, che accusano l’over turismo di alterare il tessuto sociale, aumentare il costo della vita e omologare la cultura locale.
Barcellona, Venezia e le Isole Canarie sono solo alcuni esempi di località dove i cittadini hanno manifestato apertamente contro l’afflusso incontrollato di turisti, con slogan come: “Il tuo lusso, la nostra miseria”.
In molte città europee, il turismo di massa ha reso insostenibile la vita ai residenti.
A Lisbona, il 60% degli alloggi è destinato a locazioni turistiche, riducendo drasticamente l’offerta per i residenti e facendo lievitare i prezzi.
A Barcellona, oltre 10.000 appartamenti sono dedicati agli affitti a breve termine, contribuendo a un aumento del 68% dei costi di affitto negli ultimi dieci anni.
A Venezia , la folla si è radunata a Piazzale Roma per protestare contro l’inutilità (secondo loro) di una nuova tassa di ingresso per i turisti in gita.
È un cambiamento stridente, dove molte di queste destinazioni hanno fatto marketing aggressivo ai visitatori per anni e ne hanno raccolto i vantaggi economici (multinazionali. società e politici).
Le Isole Canarie, dove l’industria del turismo rappresenta il 35% del PIL, hanno generato 16,9 miliardi di euro nel 2023.
In questo contesto, le Canarie stanno affrontando sfide complesse che mettono fortemente a rischio il loro equilibrio.
Il consumo idrico cresce a dismisura, aggravando la scarsità di risorse durante i periodi di siccità. Al contempo, i rifiuti prodotti dai visitatori creano difficoltà nella gestione e danneggiano gravemente l’ecosistema.
Anche la costruzione continua di hotel e infrastrutture turistiche sta lasciando un segno indelebile sul territorio, distruggendo habitat naturali e peggiorando l’inquinamento.
A tutto questo si aggiunge una crisi abitativa: i prezzi delle case, spinti dalla domanda turistica, sono ormai fuori portata per molti residenti.
Non meno preoccupante è il sovraffollamento, che rende invivibili molte zone durante l’alta stagione, creando disagio sia per i turisti che per i locali.
Koh Samui – Thailandia
L’isola thailandese di Koh Samui, celebre per i suoi resort di lusso, si trova ad affrontare problemi gravi di gestione dei rifiuti, con una discarica che accumula oltre 200.000 tonnellate di spazzatura. Gli esperti temono che il debutto della nuova stagione della serie HBO The White Lotus, ambientata sull’isola, possa aggravare ulteriormente la situazione, aumentando il flusso di turisti.
Monte Everest
Il turismo di massa sta devastando l’ecosistema fragile del Monte Everest, con montagne di rifiuti e problemi legati alla gestione dei rifiuti umani. La pressione turistica sta alterando anche la vita delle comunità locali, con una crescente tensione tra il desiderio di opportunità economiche e la necessità di preservare l’ambiente.
Destinazioni a rischio emergente:
Nelle Isole Vergini Britanniche, il turismo crocieristico domina gli arrivi, ma i benefici economici per le comunità locali sono minimi a causa della mancanza di una strategia chiara da oltre 13 anni.
Infine, il North Coast 500 in Scozia, un percorso panoramico, soffre per l’inadeguatezza delle infrastrutture, causando problemi ambientali e sociali come traffico, rifiuti e difficoltà per i residenti.
Un appello al cambiamento.
Ormai l’over turismo è una piaga consolidata in molte parti del mondo, alimentata dagli interessi delle grandi corporazioni e da attori politici compiacenti.
L’equazione “più turismo uguale più ricchezza” si scontra con una realtà ben diversa: popolazioni locali allo stremo, risorse naturali devastate e comunità con scarso potere economico per reagire.
È necessario rivedere profondamente il concetto di turismo a livello globale, con modelli sostenibili e rispettosi dei territori e delle culture. Tuttavia, la logica del profitto immediato continua a prevalere, sfruttando la “gallina dalle uova d’oro” fino all’esaurimento, a discapito di chi vive e lavora in queste destinazioni ormai in crisi.
Le destinazioni della “No List” non sono solo luoghi da visitare, ma ecosistemi e comunità da proteggere.
Nonostante la crescente attenzione mediatica sul turismo di massa e i suoi effetti devastanti, i cambiamenti concreti tardano ad arrivare.
Le uniche misure adottate sembrano limitarsi a restrizioni sugli accessi tramite nuove forme di pagamento, arricchendo ulteriormente le casse di pochi attori economici senza affrontare realmente i problemi.
La narrazione che circonda il superturismo spesso si traduce in proclami vuoti, mentre le comunità locali continuano a soffrire.
Servirebbero interventi immediati e strategie sostenibili per preservare queste meraviglie del mondo, ma la realtà dimostra che il dio denaro comanda e le soluzioni restano lontane.