Una persona su dieci non riesce a evitare di sentirsi triste e apatica durante quello che dovrebbe essere il periodo più felice dell’anno.
Il Natale è un periodo di grandi contrasti: mentre alcuni si godono a pieno le riunioni familiari, le feste con gli amici e lo spirito festivo, altri preferirebbero saltarlo del tutto, proiettandosi direttamente al 7 gennaio.
Non si tratta necessariamente di un’avversione per i canti natalizi o di un atteggiamento da Grinch.
Ciò che li affligge è un senso di tristezza, apatia, difficoltà a dormire e, talvolta, un senso di inadeguatezza rispetto alla gioia generale che li circonda.
Le luci, gli impegni sociali e le sedie vuote a tavola possono risultare opprimenti, rendendo difficile gestire le emozioni.
È il lato meno luminoso del Natale, una realtà che tocca una persona su dieci, conosciuta come depressione bianca o blues natalizio.
Sebbene non sia classificabile come disturbo, questa condizione può generare notevole disagio.
Lo Stress delle Feste
Uno dei fattori scatenanti di questa malinconia è lo stress legato ai preparativi.
Equilibrare lavoro, famiglia, vacanze scolastiche e pressioni sociali non è facile.
Le spese, il caos nelle strade e l’organizzazione delle celebrazioni possono creare ansia e disagio.
Anche le esperienze negative del passato giocano un ruolo significativo: conflitti familiari o discussioni possono lasciare un’impronta emotiva negativa, causando ansia anticipatoria verso le riunioni future.
Le Sedie Vuote
Le assenze a tavola, soprattutto di persone care, rappresentano un altro motivo di sofferenza.
Per gli anziani, in particolare, il Natale può accentuare il senso di perdita e di vuoto emotivo.
Essere soli durante le festività può amplificare sensazioni di apatia e tristezza, accompagnate spesso da irritabilità, pensieri negativi, perdita di appetito e bisogno di isolamento.
La Percezione della Felicità altrui
Secondo Elisabeth Suárez, psicologa, un altro fattore cruciale del blues natalizio è la percezione che “tutti siano felici”.
Questa idea, spesso alimentata da stereotipi e aspettative sociali, non corrisponde necessariamente alla realtà, ma aggrava il senso di isolamento.
Se questa malinconia persiste oltre due settimane e si accompagna a sintomi come la perdita di interesse per le attività quotidiane, potrebbe trattarsi di un disturbo affettivo stagionale (TAE), per il quale è opportuno consultare un medico.
Perché ci sentiamo più tristi in inverno?
Il nostro corpo risente delle variazioni stagionali.
Nei mesi invernali, la ridotta esposizione alla luce solare diminuisce i livelli di serotonina, il neurotrasmettitore che regola l’umore.
Uno studio del Baker Research Institute di Melbourne ha evidenziato come questa diminuzione incida negativamente sull’energia e sull’umore.
Il disturbo affettivo stagionale colpisce soprattutto nei paesi nordici, come Norvegia e Svezia, dove l’assenza di luce solare è particolarmente marcata durante l’inverno.
Anche nelle latitudini più miti, però, il Natale può rivelarsi una sfida emotiva per molti.
Di Italiano alle Canarie