Ricercatori dell’Università di Las Palmas de Gran Canaria (ULPGC) e del Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC), con la collaborazione della Plataforma Oceánica de Canarias (PLOCAN) e di gruppi internazionali provenienti da Francia, Austria, Germania e Stati Uniti, partecipano nei mesi di novembre e dicembre alla seconda campagna oceanografica del Progetto e-IMPACT (https://www.gob-iocag.ulpgc.es/e-impact) del Piano Nazionale I+D+i, coordinato dall’ULPGC per quantificare la rilevanza dei vortici delle Canarie nel contesto della pompa biologica del carbonio e dei cambiamenti climatici nell’oceano subtropicale.
A tal fine, a bordo della nave oceanografica Sarmiento de Gamboa, battezzata “Bentayga”, è stato studiato un vortice anticiclonico con un nucleo caldo. Questo vortice, come spiega l’ULPGC in un comunicato stampa, si è generato a sud dell’isola di Gran Canaria, circa cinque mesi fa, e durante il suo ciclo di vita ha interagito con altri vortici, oltre che con le acque costiere della corrente ascensionale africana, modificando le sue proprietà e crescendo fino a raggiungere dimensioni maggiori delle isole di Tenerife e Gran Canaria messe insieme.
I ricercatori hanno seguito lo sviluppo del vortice attraverso le immagini satellitari e i modelli Copernicus, dalla sua origine fino allo stato attuale. Per comprendere le dinamiche fisiche e i processi biogeochimici associati alla struttura del vortice, i ricercatori hanno progettato uno “studio molto dettagliato, ad alta risoluzione temporale e spaziale”, impiegando tecnologie all’avanguardia come l’uso di sonde oceanografiche, profilatori, veicoli subacquei e boe alla deriva.
Una delle scoperte più rilevanti sul vortice è che al suo interno custodisce “segreti che trasferirà nell’oceano aperto”, poiché ha un nucleo di acqua a bassa salinità e ossigeno che ha incorporato pochi mesi fa quando è entrato in contatto con le acque basse della costa.
Anche intorno alla sua periferia circola acqua ricca di plancton che contribuisce alla fissazione dell’anidride carbonica e può affondare verso l’oceano profondo o alimentare livelli trofici superiori, come i pesci.
I risultati dello studio aiuteranno a comprendere e a convalidare i modelli numerici utilizzati per prevedere il ruolo che i vortici oceanici svolgono nel contesto dei cambiamenti climatici nell’oceano subtropicale, producendo e sequestrando materia organica e mitigando l’aumento del carbonio antropogenico nell’atmosfera.
Alla campagna hanno partecipato studenti universitari, di master e di dottorato della Facoltà di Scienze Marine dell’ULPGC e di altre istituzioni.
La Redazione LGC