Gli stipendi degli isolani chiudono l’anno con un aumento del 3%, cinque volte inferiore all’aumento dei prezzi dei generi alimentari.
I salari concordati nei contratti collettivi sono aumentati in media del 2,76% nelle Isole Canarie fino a novembre, confermando l'”impoverimento” delle famiglie nelle isole.
Las Palmas de Gran Canaria. Gli abitanti delle Canarie subiranno quest’anno un aumento salariale medio inferiore al 3%, secondo i dati dei contratti collettivi del Ministero del Lavoro e dell’Economia Sociale. L’aumento è fino a cinque volte inferiore a quello dei prezzi dei generi alimentari registrato finora quest’anno, circa il 15%, e mette in evidenza l'”impoverimento” che le famiglie canarie stanno subendo.
È quanto indica la segretaria di Azione Sindacale e Uguaglianza delle Comisiones Obreras (CC OO) delle Isole Canarie, Esther Martín, che invoca misure politico-sociali per rendere più economici i beni e i servizi di base, al fine di contenere la perdita di potere d’acquisto della classe operaia delle isole.
Secondo un rapporto del CC OO che analizza l’evoluzione dei salari nell’arcipelago, lo stipendio medio dei canari si attesta a 1.323 euro, scontando l’effetto dell’inflazione, il che significa che è inferiore a quello percepito nel 2008, prima della precedente crisi.
Durante questo periodo, i canari hanno continuato a perdere potere d’acquisto. Nelle sue parole, per compensare la spirale inflazionistica tra il 2008 e il 2022, la massa salariale ordinaria dei canari dovrebbe essere di 1.621,20 euro al mese invece degli attuali 1.568,54 in termini correnti. “La quantità di beni e servizi che possono essere acquistati con i prezzi e i salari del 2022 è significativamente inferiore a quella di 14 anni fa”, afferma.
La differenza tra l’aumento dei salari (-3%) e l’aumento del prezzo di alcuni alimenti è moltiplicata per sette in alcuni casi specifici, come le uova (che sono aumentate di quasi il 30% nelle Isole Canarie), il latte (con un aumento del 24%), gli oli (anch’essi vicini al 24%), le verdure, i cereali e i latticini, con aumenti superiori al 21%.
Come sottolinea il sindacato, è necessario prestare attenzione all’inflazione e prendere provvedimenti poiché, sebbene negli ultimi mesi la sua crescita sia rallentata, il tasso d’inflazione di fondo (che esclude i prodotti energetici e gli alimenti freschi, in quanto sono i più volatili nel paniere della spesa) e che ha un impatto particolare su famiglie e imprese è al 6,4% nelle isole, addirittura superiore alla media nazionale (6,3%).
Il segretario generale della CC OO, Inocencio González, critica l’atteggiamento dei datori di lavoro, che sono “riluttanti” a raggiungere accordi nella contrattazione collettiva per ottenere aumenti salariali più elevati. A suo avviso, le aziende “stanno aspettando un cambiamento nel ciclo politico”. “Vediamo un anno 2023 in cui non ci sarà alcuna volontà da parte dei datori di lavoro di passare a una vera negoziazione”, afferma González, che sottolinea come solo nelle aziende in cui c’è una forte “forza sindacale” si fanno progressi e si arriva persino all’introduzione di clausole di revisione salariale. Come sottolinea, la situazione è preoccupante in tutta la Spagna, dove ci sono 1.300 contratti collettivi settoriali in cui non è stato raggiunto un accordo.
Nelle Isole Canarie, secondo i dati del Ministero del Lavoro e dell’Economia Sociale, gli accordi settoriali mostrano un aumento salariale maggiore rispetto a quelli a livello aziendale, con il 2,80% rispetto al 2,38%.
Anche per quanto riguarda le province, Santa Cruz de Tenerife è riuscita a chiudere l’anno con un aumento salariale maggiore rispetto alla provincia di Las Palmas. Nella provincia occidentale l’aumento è del 3,67%, contro una media del 2,46% nella provincia orientale. Nel primo caso, sono gli accordi di livello superiore a fare da traino, con un aumento del 4,20%.
La Redazione LGC