Grazie al suo regime economico e fiscale (REF), le Isole Canarie sono diventate una fabbrica unica di start-up (nuove imprese con attività tecnologiche e innovative). Circa il 7,4% delle imprese che aprono i battenti nelle Isole sono start-up. Anche se a prima vista può sembrare una percentuale piuttosto bassa, è vero il contrario: solo La Rioja, che d’altra parte ha un tessuto produttivo molto più piccolo delle Isole, ha un tasso di start-up tra le nuove imprese ancora più alto. Infatti, la media nazionale è del 5,5%, quasi due punti al di sotto del dato della Comunità Autonoma, e in regioni così industriali e apparentemente così favorevoli a questo tipo di attività come, ad esempio, i Paesi Baschi, si attesta al 6,4%, un punto in meno rispetto alle Isole Canarie.
Tra il 2016 e il 2021, quando l’anglicismo startup è stato consolidato e generalizzato per indicare le imprese emergenti nel settore tecnologico e con una vocazione decisamente innovativa, nelle Isole sono state costituite 14.938 imprese. In realtà ne sono state create diverse migliaia in più, ma queste 14.938 sono quelle ancora attive, secondo i dati gestiti da Informa D&B, la filiale del gruppo Cesce dedicata alle informazioni commerciali e aziendali. Di queste quasi 15.000 giovani imprese isolane, ben 1.101 sono start-up. Una percentuale elevata che sorprende un po’ in un’economia incentrata sui servizi come quella dell’arcipelago. È vero che l’innovazione non è in contrasto con nessun settore di attività, ma non è meno vero che, rispetto all’industria, i servizi e il turismo non hanno la stessa intensità di I+D+i Tuttavia, la filiale del Cesce è uno dei più grandi database di imprese del Paese, da cui deriva l’affidabilità della sua analisi, e i suoi tecnici hanno anche lavorato duramente per identificare le start-up con un doppio controllo: in primo luogo, attraverso i codici CNAE di ogni azienda, per estrarre quelle in ambito tecnologico; in secondo luogo, selezionando tra queste ultime solo quelle che hanno ricevuto sussidi per attività innovative. Pertanto, queste 1.101 start-up delle Canarie sono innovative in senso stretto. Ora, perché è positivo per un’economia avere, diciamo, un numero considerevole di questo tipo di imprese? Perché generano, in media, più posti di lavoro e perché generano, in media, un fatturato più elevato.
Ognuna di queste 1.101 start-up create nella regione negli ultimi sei anni ha un fatturato annuo di quasi 1,1 milioni di euro. 1,1 milioni di euro, per un fatturato annuo complessivo di circa 1,2 miliardi di euro. Se si considera che il numero medio di dipendenti di una start-up è di 6,98 lavoratori, il risultato è che queste 1.101 imprese con sede nella Comunità autonoma impiegherebbero circa 7.500 persone. Nel complesso, e al di là del loro impatto più o meno diretto sull’economia, lo studio degli esperti di Informa D&B mostra quanto gli incentivi del REF siano fondamentali per posizionare le Isole Canarie ai vertici di una classifica in cui non comparirebbero se non fosse per lo status di autonomia. Non invano, una parte di quelle 1.101 start-up nate nelle Isole sarebbe sicuramente stata creata in altre regioni del Paese se non fosse stato per il gancio del REF, il cui fine ultimo non è altro che quello di promuovere lo sviluppo socio-economico delle Isole con, tra le altre misure, la compensazione fiscale per le imprese e i progetti. Aziende e progetti che, senza questi vantaggi fiscali, non deciderebbero di insediarsi su isole distanti migliaia di chilometri dall’Europa continentale, con tutto ciò che ne consegue in termini di maggiori costi. Questo, e nessun altro, è lo scopo della riserva per gli investimenti e della Zona Speciale Canaria (ZEC), due dei più potenti incentivi del REF.
Pablo Hernández, presidente dello ZEC, ha spiegato, in relazione allo studio di Informa D&B, che questo evidenzia i “buoni progressi” compiuti negli ultimi anni nella pubblicizzazione degli incentivi del REF. Questo sforzo promozionale è stato accompagnato da fattori come il boom del lavoro a distanza in seguito alla pandemia di coronavirus, che in qualche modo ha portato molti imprenditori a lasciare le grandi città del Paese. La sfida rimane comunque quella di garantire che questo numero crescente di start-up realizzate nelle Isole Canarie dia vita a una sorta di ecosistema di co-working, che moltiplicherebbe notevolmente i benefici per l’economia regionale. La ZEC si sta adoperando, per quanto possibile, per generare quegli “spazi di coordinamento”, secondo le parole di Hernández, che caratterizzano regioni iconiche come la Silicon Valley in California. Il consorzio, ad esempio, ha stretto legami più stretti con la sfera dell’istruzione, e più specificamente con la formazione professionale (VET), dato che spesso la preoccupazione dell’imprenditore non è tanto quella di ottenere incentivi fiscali quanto quella di avere personale qualificato per l’attività. Anche le due università pubbliche stanno facendo progressi in questo senso.