Tra le specie sequestrate c’erano un caimano nano e due draghi barbuti.
118 degli animali sequestrati a San Bartolomé de Tirajana hanno un’alta capacità riproduttiva e rappresentano un serio problema per l’ecosistema.
Il Servizio di Protezione della Natura del Comando di Las Palmas ha sequestrato più di 139 esemplari, dei quali 118 sono catalogati come specie invasive e 21 come animali pericolosi, essendo inclusi nell’accordo CITES e nel catalogo spagnolo delle specie esotiche invasive.
I fatti sono iniziati a San Bartolomé de Tirajana dopo che la Guardia Civil è venuta a conoscenza che una persona, morta di recente, potrebbe aver lasciato una grande collezione di esemplari non domestici, il cui possesso è totalmente proibito, in una proprietà privata che era stata attrezzata come zoo.
Per tutti questi motivi, la pattuglia SEPRONA di San Mateo ha contattato un parente del defunto, che ha accettato volontariamente di entrare nella casa per l’ispezione delle strutture dove si trovavano le specie, così come la loro cattura e il trasferimento in un luogo autorizzato, essendo in questa occasione il Crocodile Park.
Tra le specie sequestrate c’erano un pitone reale, due pitoni birmani, un alligatore nano, due draghi barbuti, due tartarughe dalla testa nera, 34 gamberi, un geco leopardino, 46 lumache africane giganti, sette colubri, una rana toro, una tartaruga dal collo lungo, otto iguane, un caimano, 23 tartarughe della Florida, tredici Lisa giganti dalla lingua blu (Tiliqua), tre tartarughe africane speronate, 200 ratti, 100 topi e un numero indeterminato di scarafaggi, vermi o grilli.
La Guardia Civil ci ricorda che le specie esotiche invasive (EEI) sono una delle cause principali della perdita di biodiversità nel mondo.
La legge 42/2007, del 13 dicembre, sul patrimonio naturale e la biodiversità, definisce una EEI come “qualcosa di introdotto o stabilito in un ecosistema o habitat naturale o seminaturale e che è un agente di cambiamento e minaccia alla diversità biologica autoctona, sia per il suo comportamento invasivo che per il rischio di contaminazione genetica”.