Pillole di sport
di Claudio Palumbo
Un’altra stagione…
Una volta archiviate le amarezze e le glorie olimpiche, si volta pagina. Il mese di settembre porta con sé non solo la fine dell’estate, ma anche l’inizio di una nuova stagione. Dalla scuola allo sport, passando per la politica e l’economia stagnante da tempo, i tristi avvenimenti nostrani e mondiali. Insomma, la chiusura temporanea degli ombrelloni indica il ritorno alla normalità, alla vita di tutti i giorni. Sì, sì lo sappiamo, tra un po’ è Natale. Mio nonno diceva: “la vita è bella perché passa un giorno per volta”.
Bene, così come ha voluto l’inventore di questa rubrica, parliamo di sport.
Non so a voi, però guardando in televisione le Olimpiadi e l’inizio del campionato di calcio mi sono venute in mente situazioni e un sacco di personaggi. Alcuni di essi, con le proprie gesta hanno onorato lo sport italiano, altri utilizzando il meglio del proprio vocabolario lo hanno raccontato e descritto in un modo del tutto personale.
Vediamo… presumo che i più grandicelli ricorderanno Pietro Mennea. L’atleta monaco.
Il Signor Pietro Paolo, nato a Barletta nel 1952 e deceduto a Roma nel 2013, laureatosi ben 4 volte, 18 ori (uno olimpico), 5 argenti e 6 bronzi (due olimpici) era un uomo di un pezzo solo e del carattere rude e schivo, ma onesto, troppo onesto come lui stesso si raccontava:
“Lo sport è bello perché non è sufficiente l’abito. Chiunque può provarci”.
“Il doping è un grande business della criminalità organizzata che purtroppo trova terreno fertile tra gli amatori, perché non c’è più cultura sportiva, solo il mito del successo“.
“Non ci sono dubbi che il migliore sia Usain Bolt”.
“Mi davano del presuntuoso e arrogante, però finalmente la televisione aveva capito che Mennea correva per dimostrare che valeva qualcosa e non per raccontarlo in giro”.
“La crescita sportiva è stata lenta e costante, il complimento più bello me lo hanno fatto i custodi del vecchio centro sportivo”.
“Con i primi guadagni comprai una Lancia Fulvia Montecarlo, credevo di aver fatto un passo troppo lungo, la rivendetti”.
“Ogni tanto al parco mi chiedevano: che fai? Mi alleno, la fatica non è mai sprecata. Soffri, ma sogni”.
Record conquistati da Pietro Paolo Mennea:
100 metri piani: 10”01 (Messico 1979) Record Italiano
200 metri piani: 19”72 (Messico 1979) Record Mondiale
Staffetta 4x100m 38”42 (Messico 1979) Record Europeo
Staffetta 4x200m: 1’21”10 (Cagliari 1983) Record Italiano
Staffetta 4x100m: 38”37 (Helsinki 1983) Record Italiano
Il Signor Pietro era una persona molta colta e attenta, ha dedicato molti anni alla cultura dello sport e ha scritto molti saggi di argomenti diversi.
Cosa dicevano gli altri: “Un uomo verticale che ha dovuto lottare da solo e non solo in pista, ma anche contro il suo stesso ambiente” (Gianni Minà)
“Mennea ha passato un terzo della sua vita sui campi d’allenamento, anche a capodanno. Un asceta” (Gianni Mura)
“Mennea, con quel fisico e del sud senza strutture? In un paese che dedica risorse quasi esclusivamente al calcio, mettersi in testa di eccellere in una specialità afro-americana e senza barare non aveva alcun senso apparente. Se non quello, maestoso, di sconfiggere secoli di vittimismo piagnone, di ignavia e di ricerca della scusa buona. Di indicarci una via che è più attuale che mai, ben oltre le piste. Ben oltre lo sport” (Flavio Tranquillo)
“Una volta l’ho intervistato per due ore, poi mi sono accorto che il registratore era spento, con un sorriso in bocca mi ha rifatto l’intervista: un uomo d’altri tempi” (Gianni Minà)
“Io e Pietro lavoravamo lontani dai riflettori. Eravamo due atleti fuori moda. Lo siamo rimasti. Caparbi, sinceri, due che non si adeguano. Quando abbiamo smesso non ci hanno mai coinvolti nello sport. Troppo spigolosi, poco comunicativi” (Sara Simeoni)
“Pietro è vendetta quasimodica (ohibò): guida noi brutti alla conquista. È un lemure alato. Scopro di amarlo perché mi rappresenta in un cielo proibito. È la fatica esalata nel dolore. È lui l’atleta nell’eccezione più sacra” (Gianni Brera)
Semplicemente una lezione di vita da tramandare ai giovani.
L’altro personaggio che mi è venuto in mente è proprio Gianni Brera, per gli amici Giovanni Luigi Brera e l’inseparabile Lettera 62 dell’Olivetti.
Il Signor Gianni, giornalista e scrittore di enorme inventiva, è nato a San Zenone al Po nel 1919 e deceduto a Codogno nel 1992. L’eccelsa padronanza della lingua italiana (che simpaticamente invidio) ha regalato tantissimi neologismi al mondo del calcio e soprattutto al giornalismo sportivo italiano e mondiale.
All’età di 18 anni fu assunto dal “Guerin Sportivo”. In poco tempo riuscì a diventare la terza miglior penna grazie alle sue magnifiche doti. Inoltre, scrisse per La Gazzetta dello Sport, Il Giorno, Il Giornale, Repubblica, il francese L’Équipe e l’ungherese Népszabadság. Ah! molti dei suoi articoli furono tradotti in molte lingue.
Per la cronaca, “il Guerin”, nato nel 1912, è la rivista sportiva tuttora esistente più longeva del mondo.
Lo stile Brera
Il Signor Gianni aveva uno stile innovativo e moderno, basato su una propria vena letteraria e narrativa e su una profonda cultura classica. Quale amante dei giochi di parole è conosciuto come un prolifero onomaturgo, introdusse numerosi neologismi e riadattamenti in ambito sportivo di stilemi della tradizione linguistica italiana, nazionale e dialettale.
Per una questione di spazio cito solo alcuni di essi:
Contropiedi, intramontabile, uccellare, centrocampista, incornare, pretattica, melina, goleador, rifinitura, cursore, libero, Eupalla.
Quest’ultimo termine, Eupalla, è pura opera dell’inesauribile fantasia. Secondo il Signor Gianni era una dea protettrice del calcio e del bel gioco; tratta dal greco (eu: bello) e dall’italiano palla. La sua invocazione doveva rafforzare il tono epico dei propri commenti.
Un capitolo a parte meriterebbero la sfilza di soprannomi coniati da Gianni Brera e la filosofia tutta sua del “catenaccio all’italiana”.
Non era tutto calcio per il Signor Gianni, a lui dobbiamo molti libri e prefazioni: saggi, manuali, romanzi, racconti, libretti teatrali e radiofonici.
Anche qui invito i più grandicelli a diffondere il proprio sapere ai più giovani, e ai più giovani chiedo di ascoltare, chiedere, di essere curiosi e di voler conoscere chi fummo, è l’unico modo per capire dove vogliamo andare.
Ragazze non me ne vogliate, non mi sono dimenticato di voi. Nel prossimo numero parleremo di Donne che hanno portato in alto lo Sport italiano e non solo.