Le chiacchiere stanno a zero
di Ilaria Vitali
L’incubo terrorismo torna, scuote le coscienze di chi sta prendendo il caffè e poi va al lavoro dove non si parlerà di altro, di quell’uomo alla guida del camion impazzito, anzi no, drammaticamente lucido.
Una settimana, due, forse un mese.
E le coscienze torneranno a sonnecchiare, la vita riprenderà normale perché “non dobbiamo fermarci davanti alla paura ma andare avanti”.
Ma avanti dove?
È forse andare avanti aumentare le cure per sconfiggere un tumore inguaribile?
Non è più questione di razzismo, parola abusata di cui ci si riempie la bocca sentendosi al sicuro.
Non è più questione di alzare la guardia, di spendere commenti di sdegno, di inasprire le menti.
Non è più tempo, semplicemente.
Ad un albero che cresce malato non si tagliano i rami, non si aspetta che quel germe intacchi tutta la foresta.
Perché alla fine, di quella foresta, non rimarranno che terra e sassi.
E sotto a quella terra, milioni di corpi.
Corpi malati, ripieni di un batterio che vi ha fatto breccia con facilità trovando terreno fertile in cui crescere e rafforzarsi: l’odio.
Perché è l’odio che ci hanno instillato, insieme alla paura.
Ci siamo fatti castrare, sì avete letto bene: castrare.
Incapaci di prendere decisioni definitive, impotenti di fronte ad azioni di chi ha unito odio e coglioni.
E basta parlare di dietrologia: sì ma prima quelli sono andati e hanno fatto… sì ma le armi le hanno perché…
Per come stanno le cosa ora sarebbe come piangere sul latte versato.
Occorre guardare all’oggi, non al futuro.
Occorre svegliarsi e svegliare il cervello, liberarlo da tutte quelle infrastrutture di savoir faire e di diplomazia.
La diplomazia è per gente civile, che si parla, che discute, non che si fa saltare per aria o falcia persone per strada.
Per questi ultimi occorrono i coglioni, non le parole forbite.
E invece perseveriamo: aumentiamo la sicurezza con una mano e con l’altra tiriamo sulla scricchiolante barca che è diventata l’Europa coloro dai quali dobbiamo difenderci.
Ammutinamento.
I marinai infedeli si buttavano a mare, non li si alloggiava nelle cuccette degli ufficiali con pasto caldo e carta e penna.
Aspettate, poi ci sono i buonisti, quelli che “i bambini poverini, le donne poverette”.
Madri che concepiscono futuri autisti di camion da lanciare sulle folle, piloti che dirottano aerei, feccia che sorride alle telecamere degli aeroporti prima di farsi esplodere.
I bambini crescono. Anche quei bambini.
“ah ma non sono tutti così…”
Vero, anzi verissimo. Ma chi controlla che non sono tutti così?
Suvvia, con quali argomentazioni mi volete convincere che la politica sull’immigrazione dei “rifugiati” è perfettamente funzionante e non ha prodotto danni?
E sapete quei danni chi li ha subiti? Per primi coloro che “non sono tutti così”, mescolati come bestiame tra quelli che invece… sì, che sono così.
Quante stragi dovremo ancora piangere colorando le nostre faccette con le bandiere di Francia, Belgio facendoci sentire per un secondo, il tempo di un click, attivisti contro il male?
Perdetelo il vostro tempo, a commentare, a digrignare i denti con pure un filo di bava, tra di voi, a lanciarvi odio in nome della lotta contro l’odio.
Siete perdenti, siamo perdenti.
Dovrebbe calare solo il silenzio.
Che ormai le chiacchiere, qui e altrove, stanno a zero.
(foto courtesy da IL DADO)